In Uganda, con Lucia

22 ottobre 2017

di Lucia Gnesi

Uganda, uno dei tanti paesi dell’Africa dove la povertà non ha limiti.
Nel corso degli anni ho avuto occasione di fare viaggi in Africa, ma sempre presso strutture organizzate, con tutti i comfort, i divertimenti, l’allegria e la spensieratezza che ti aspetti in occasioni del genere. Ed è tutto bello, tutto fantastico, e minimamente ti passa per la testa che ci sono luoghi dove invece a mala pena si riesce a sopravvivere.
Questa volta, grazie all’opportunità che mi ha dato Bhalobasa, ho fatto un viaggio diverso, nel vivo dell’Africa.
Il grande entusiasmo iniziale per questa nuova esperienza mano a mano che si avvicinava la partenza si è trasformato sempre più in paura, la paura di non essere in grado di affrontare quello che fino ad allora avevo conosciuto solo per sentito dire e che ora invece avrei toccato con mano. La paura di non saper gestire le situazioni che si sarebbero presentate, ma soprattutto le emozioni.
La stragrande maggioranza delle persone pensa che sia una perdita di tempo e di denaro aiutare i paesi più poveri, molti pensano che queste persone vengano semplicemente mantenute. Bisognerebbe che tutti vedessero con i propri occhi.

Luweero
Uno dei tanti villaggi sperduti nella foresta. La povertà non va cercata, la vedi appeni arrivi. Ma poi ti accorgi che in questo luogo prevalgono dignità, solidarietà, orgoglio per ciò che riescono e sono riusciti a fare. Serve l’aiuto di qualcuno, ma queste persone, le donne soprattutto, hanno dato vita, ad esempio, ad un gruppo autogestito, che si occupa di coltivazioni, cucito e anche di catering. E l’orgoglio con il quale si sono presentate (ognuna di loro occupa un ruolo all’interno del gruppo) ti fa capire che anche nel mezzo al nulla ci sono il desiderio e la volontà di migliorare. C’è la voglia di costruire qualcosa, di provare ad avere un futuro migliore soprattutto per i propri figli. E per realizzare questi sogni hanno bisogno di una mano che le guidi, ma forse presto riusciranno a farne a meno, ad andare da sole. Lo leggi nei loro occhi.

Lo Slum
Una realtà dove, nonostante tutto, qualcuno vuole ancora sperare.
Il degrado ti entra dentro, ad ogni passo sempre di più, e ti guardi intorno incredula, e ti convinci che è solo un sogno, che presto ti sveglierai. Ma non è così. E’ tutto orribilmente vero. Sono veri i quattro metri quadrati di baracca nei quali vive una famiglia, la fognatura a cielo aperto che sembra un fiume e che con le piogge esonda allagando quelle baracche già fatiscenti, la mancanza di cibo (un misero pasto al giorno se va bene). E in tutto questo troneggia il racket. Sì, esiste anche qui. Quando esci dallo slum sei devastata, quasi non riesci a parlare. E come se non bastasse ti scontri con quegli occhioni di bambine che come sprigionano tutta la gioia di vederti, celano la disperazione di un abuso recente.

Emozioni forti, contrastanti, indescrivibili, perché in tutto questo si distinguono i bambini, sempre ed ovunque.

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