Viaggio a Calcutta: i bambini, la loro accoglienza… una grande lezione di vita!
In un viaggio Bhalo ognuno di noi cerca qualcosa
Io ho cercato e trovato me stessa e soprattutto rafforzato la mia Fede
È dal 2002 che voglio fare questo viaggio… è dal 2002 che l’idea, il desiderio si ripresenta più volte ma non riesco a concretizzare, a partire!
Anziché farmi prendere dalla tristezza o dalla rabbia per l’impossibilità, mi faccio forza dicendo a me stessa “tanto prima o poi lo farò… ci riuscirò a farlo…” e nel frattempo sospiro, respiro e “faccio mia” i viaggi degli altri volontari, con i loro racconti e le loro foto d’India, d’Africa, passando dal Brasile e negli altri luoghi del sud del mondo, dove Bhalobasa opera da più di vent’anni.
Mi decido a partire per il Congo, ma poi non vado… è a Calcutta che devo andare: è là che mi chiamano!
A Calcutta ho conosciuto il lato più neutro e non condizionato (né condizionabile) della mia anima: senza pregiudizi o aspettative alcune, ho egoisticamente goduto di ogni attimo facendolo mio, di ogni situazione sentendomici dentro fino all’osso, di ogni persona che ho incontrato, conosciuto, scoperto, nuova o diversa da come pensavo. Di ogni angolo, scorcio, prospettiva ho assorbito positivamente anche i disagi, le delusioni, i contrasti, i “Perché?”, che partono da premesse assurde e che restano spesso senza risposta.
A sera, con i piedi stanchi e gonfi x il caldo umido e per il cammino sulle strade di Calcutta e nel fango dei villaggi, mi scoprivo incredibilmente serena e gioiosa, con una serenità e una pace nel cuore inspiegabili, quasi stucchevoli, nonostante la fatica fisica e le cose incredibili e difficili da spiegare.
I bambini d’India ti travolgono, ti restano dentro, per sempre.
L’accoglienza dei bambini indiani è una cosa che andrebbe provata almeno una volta nella vita… i loro occhi rigorosamente neri ti trasmettono tanto amore, dolcezza, serenità ed ammirazione. Non sempre è facile ritrovare tutto questo nello sguardo dei nostri bambini.
Ti accolgono con incensi, collane di fiori freschi… fiori dappertutto…in mazzi improvvisati ma bellissimi, petali lanciati per aria, sopra le nostre teste o a delineare le strade che percorriamo; danzano per te, hanno gioia di sorriderti e nel salutarti. Toccano le tue mani, spesso con un’iniziale timidezza, quasi una vergogna, che ti trasporta in un vortice di manine mollicce, di sorrisi. Non sono mai invadenti anche se, nella loro riservatezza e timidezza, traboccano di affetto e di amore.
Nelle scuole dove andiamo, coi loro canti ti dicono “noi ti amiamo” “Voi siete i nostri angeli…è grazie a voi se avremo un futuro”; per loro siamo stars, una specie di eroi! Hanno un’eleganza e una leggerezza nelle loro danze… sembrano volare, sembrano farfalle colorate nei loro indumenti multicolor. Possiedono una armonia ed una ritmica quasi perfetta che non ha niente da invidiare alle nostre scuole di danza.
Creano coreografie bellissime, perfette in cui i loro corpi si sfiorano in inchini e piccoli salti. I loro canti sono solo pieni di parole solari, di dolcezza e di ottimismo.
“We are Happy” cantano all’unisono, con le manine alzate al cielo mentre chiudono i balli.
Poi iniziamo noi, con la nostra accoglienza, improvvisando un ballo di gruppo da animatori turistici: l’obiettivo è divertirli ma anche fare loro “paura” con urli vari e con un effetto finale a sorpresa: li assaliamo, li prendiamo in collo, facciamo girotondi, imitiamo le loro danze, ridiamo, scherziamo quasi ebri di gioia.
Quando a sera li lasci, senti già la mancanza dei loro sguardi su di te, delle loro vocine acute, delle loro attenzioni.
A Calcutta i bambini piccoli che dormono da soli sui marciapiedi,esistono davvero e mi spezzano il cuore.
A Calcutta, lo smog pazzesco e il caldo “che ti fa sudare perfino gli occhi” si mescola alla pioggia del pomeriggio con una facilità incredibile. Quando piove a Calcutta le strade si allagano anch’esse con una facilità incredibile. Non poteva nascere che qui, in queste strade, l’esperienza di Madre Teresa di Calcutta: in uno dei posti più “disumani” del mondo!
Qualcuno mi ha detto: “L’India non è terzo mondo; l’India è il “primo mondo” che ha scordato parte dei suoi abitanti”.
Il mio viaggio a Calcutta rientra nella “categoria “Viaggi che destabilizzano” e che ti porti dietro e dentro di te per molto tempo.
Può bastare una vita per digerirlo?
Intanto un sogno è divenuto realtà.
Grazie Signore, grazie.
Le strade di Kolkata
Si spengono le luci nelle strade di Calcutta.
Si spengono gli odori
di cibo raffermo
di sudore collettivo.
Si spengono i rumori
dei clacson impazziti
dei timidi campanelli dei risciò walla.
In strada,
mentre qualcuno trova desiderio e modo di fare l’amore silenziosamente,
i cani lottano tra loro
e latrano di dolore per le ferite lancinanti
che si fisseranno,
per sempre,
come l’odore
delle strade di Calcutta
sulla mia.
claudiabatoni 22 ottobre 2013