Burkina, un attentato al cuore della pacifica convivenza

19 gennaio 2016

Burkina-faso-visa-in-ghanaSolo posticipato e non certo annullato il nostro viaggio in Burkina Faso. Ora più che mai vogliamo restare vicini ai nostri amici burkinabè, consolidare le relazioni e rafforzare la solidarietà. Abbiamo progetti e sostegni a distanza in tutto il Paese, grazie ai nostri referenti continuiamo a portarli avanti e partiremo molto presto!
L’attentato di Ouagadougou è un attentato a una forma alta di convivenza pacifica. Laddove persone di religione diversa hanno sempre condiviso la quotidianità con grande rispetto, riconquistando con fatica una democrazia messa a dura prova da un lungo regime, il terrorismo cerca di distruggere tutto. Non voltiamoci dall’altra parte, il Burkina ha bisogno di noi come noi abbiamo bisogno dell’esempio e del cuore del Burkina, “Terra degli Uomini integri”, come la chiamò Thomas Sankara.

Riportiamo l’intervista a Giorgia Pianella, cooperante di Lvia e da quattro anni in Burkina Faso, nella capitale Ouagadougou, pubblicata da Vita Magazine.
«Qui animisti, cristiani e musulmani vivono in armonia. E questo per i terroristi non è accettabile»

Ouagadougou – Venerdì scorso la capitale del Burkina Faso, Ouagadougou è stata colpita da un attentato terroristico, simile, per la tipologia d’azione, a quelli di Parigi. Un commando armato ha fatto fuoco su un locale e su un albergo nella zona per occidentali della città. Il bilancio è di 23 morti tr ai quali c’è anche un bimbo italiano. Per capire quale sia il clima nel Paese abbiamo parlato con Giorgia Pianelli, coordiantrice di un progetto contro la malnutrizione della ong Lvia, da 4 anni nel Paese.

L’attacco terroristico è stato un fulmine a ciel sereno o c’erano state delle avvisaglie?
Siamo sotto shock, noi come la città e i burkinabe. Una cosa arrivata all’improvviso anche se ne avevamo il sentore da qualche tempo. Gli attacchi di Bamako ci avevano messo sul chi va là. Il Mali è un paese vicino e fratello.

Quindi avevate un piano di sicurezza attivo?
Abbiamo un piano sicurezza che stavamo mettendo in pratica. Piccole misure di sicurezza…

Può fare degli esempi?
Cerchiamo da qualche tempo di non andare in luoghi frequentati molto da stranieri ed evitare di partecipare a grandi assembramenti di persone.

L’attentato ha influito sul vostro lavoro?
No, non più di tanto. Non è cambiato nulla se non il fatto che siamo ancora più motivati nel nostro lavoro

Perché?
Sappiamo che il terrorismo si infiltra nelle situazione di disagio e nelle sacche di povertà. Il nostro lavoro è proprio evitare che questo succeda.

Quindi la vostra quotidianità non ha subito cambiamenti?
No, abbiamo ripreso stamattina con le riunioni che erano previste. Stiamo lavorando come di consueto. Anche la città ha ripreso le attività. La zona degli attacchi invece è chiusa e pattugliata.

Cosa si può evincere da questo attentato?
Si è capito che c’è la volontà di attaccare luoghi frequentati molto dagli occidentali o che siano simbolo della presenza occidentale nel paese. Anche se secondo noi il motivo dell’attentato è un altro…

Quale?
Il Burkina Faso è un Paese simbolo di convivenza pacifica. Ecco perché è stato attaccato. Qui animisti, cristiani e musulmani vivono in armonia. E questo per i terroristi non è accettabile.

2 Commenti

davide
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“Je suis burkinabé”. Vi invito a leggere, la fierezza di questo popolo, la voglia di affermare la libertà ed i diritti, conquistati con fatica e sangue e l’intenzione di non cederli ai terroristi. http://lefaso.net/spip.php?article69175

19 gennaio 2016
Pasquinucci Riccardo
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Ormai,come da abitudine, tutti i luoghi dei vari paesi d’Africa ove il potere comanda e terrorizza
i popoli sottomessi , gli attentati rivolti alla possibilità che possa svilupparsi una nuova cultura
ove il popolo potesse evolvere culturalmente, sono sempre stati,lo sono adesso e lo saranno
anche in futuro sempre in contrapposizione contro ogni popolo che volesse emergere dal controllo dittatoriale che vuole controllare tutto e comunque.
E Dio,che talvolta è chiamato in aiuto per aiutare noi cristiani, non so,ma mi auguro che possa
interferire anche tra gli islamici che purtroppo non hanno la cultura della eguaglianza e della
solidarietà. RICCARDO P.

20 gennaio 2016

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